Aristizábal ospite all’Università “La Sapienza” per parlare del teatro dell’oppresso
Aristizábal ospite all’Università “La Sapienza” per parlare del teatro dell’oppresso
GIOVEDI’ 24 NOVEMBRE – ORE 16.30
LA SAPIENZA DI ROMA
Dipartimento Storia dell’arte
Via dei Volsci 22
A Roma il regista e operatore colombiano Hector Aristizábal per una conferenza sul teatro dell’oppresso in cui presenterà anche Nightwind, lo spettacolo in cui racconta la sua storia di sopravvissuto e che avrà luogo sempre a Roma presso il Centro sociale Spartaco venerdì 25 novembre, alle ore 21. Una performance a cui seguirà, secondo lo stile tipico del teatro dell’oppresso, uno spazio di intervento attivo del pubblico, un modo “per fornire una catarsi alle diverse emozioni risvegliate dallo spettacolo” durante il quale i partecipanti potranno creare “le proprie immagini sceniche in risposta”. Nel corso dello spettacolo dedicato alla lotta internazionale contro la tortura, interverrà Giusy D’Alconzo, la direttrice dell’Ufficio Campagne e Ricerca di Amnesty International, che parlerà dei casi di tortura in Italia e della campagna “Operazione trasparenza” sulle forze dell’ordine.
Hector Aristizábal condurrà anche un workshop di tre giorni sulle tecniche del teatro dell’oppresso presso la Palestra popolare del centro sociale Spartaco dal 25 al 27 novembre. Attraverso l’associazione ImaginAction, di cui è fondatore, diffonde il suo metodo in America Latina e altri paesi del mondo tra cui Afghanistan, Israele e India.
Hector Aristizábal, nato e cresciuto in Colombia, venne arrestato nella sua casa all’età di 22 anni, portato in isolamento e torturato. Da allora, ha dedicato la sua vita per trovare “la salvezza accanto alla ferita”, come recita il titolo della sua biografia pubblicata negli Stati Uniti. Il suo strumento è stato il teatro dell’oppresso, il metodo elaborato da Augusto Boal in Brasile e poi diffuso in tutto il mondo come tecnica di trasformazione creativa dei conflitti.
“Tutte le ferite del mio passato mi hanno portato al mio lavoro”, scrive Aristizábal. Un lavoro che lo ha condotto nelle scuole come nelle carceri, a contatto con le vittime della tortura e quelle della discriminazione sessuale, con attivisti politici, operatori sociali, migranti, emarginati sociali.
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